L’uomo del gelato

L’uomo del gelato
di Laura D’Incå

Notti di liquirizia
e prati di pistacchio.
Sono i miei gusti preferiti sa?
Vede come sono brava
in due minuti l’ho già divorata
la mia bella coppetta gialla.
Come dice?
Me la cavo meglio
a sgranocchiare nocciole
che a giocar con le parole.
Ah! com’è vero caro signore.
Del resto, con un gelato così!
Che si sente che l’ha fatto proprio
con amore con passione con…
ingredienti freschi?
Mi dica, dove li va a comprare?
Segreto professionale?
Ma via, a me lo può pure confidare, no?
Eh be’… capisco sì.
Me ne dia solo la punta d’un cucchiaio
allora ecco,
proviamo il cioccolato amaro?
Solo un altro gusto
e la lascio al suo laboratorio
Però è un peccato che si chiuda nel retro
con una giornata tanto bella
e tutti questi bimbi
che inseguono farfalle nel parco!
Vado a raccogliere qualche violetta
Può inventarsi un gusto nuovo
la prossima volta che passo
lo assaggerei volentieri
un sorbetto al profumo di mimosa
e rosa canina.

Cose così.

C’è abbraccio e abbraccio (l’addio)

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C’è abbraccio e abbraccio. Ci sono gli abbracci pro-forma, quelli in cui si sta un po’ distaccati, un passo indietro rispetto alla distanza che permetterebbe di abbracciarsi davvero; ci sono gli abbracci rapidi amichevoli con pacca sulla spalla (ci si abbraccia davvero, per un tempo brevissimo, di solito sorridendo);  gli abbracci d’allegria, come quelli che ci si scambia durante un incontro sportivo. Ci sono abbracci di così tanti tipi, che se vi raccontassi semplicemente “ci siamo abbracciati”, come potreste capire?

Lui era dritto, perfettamente diritto, come sempre
(perché il suo corpo è stabile, la sua schiena inflessibile).

Lui stava diritto, dunque, ed era ora di andare.
Lei stava lì, leggermente sbilanciata a sinistra.
Il braccio destro di lei intorno alla vita di lui.
Il braccio sinistro di lui attorno alle spalle di lei.
Le mani erano aperte, aderenti alla schiena che ciascuno toccava.

Con delicatezza e decisione, a lungo, si strinsero.
Da dove si trovava, non poteva vedere il suo viso.
Sorridendo, chiuse gli occhi e disse: “Ci sono anche cose belle.
Questa per esempio” e disse: “Forse non era il momento giusto”

E questo fu l’addio numero due, che teniamo buono. Perché abbiamo tutti bisogno di un addio decente, anche se non capitano, quasi mai.

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Annotazioni d’un pomeriggio d’estate

Annotazioni d’un pomeriggio d’estate
di Laura D’Incà

[I]C’è ancora gente che parla tra sé, nel senso che parla da sola. Parla a sé stessa? A uno dei molti personaggi che popolano la personalità di ciascuno?

[II]Qualcun altro, corre. Sono in molti a correre, ognuno con il proprio passo.

[III]Ragazze, in coppia o in gruppo, curate, con piccole borse di cuoio a tracolla.

[IV]Un bambino biondo.

[V]Una piccola Pocahontas impara ad andare in bicicletta.

[VI]Una donna indossa un cappello di paglia. E’ seduta su una panchina, dà le spalle a un grande prato affollato, prende appunti.

[VII]Un gruppo di anziani tristi parla di aumento dei prezzi camminando lentamente sul vialetto – [VIII]rumore di ghiaia calpestata.

[IX]Una signora benvestita, ben truccata, ben pettinata. Ha un competo di maglia sottile blu mare, una borsa in pelle rossa.

[X]Compagnie sdraiate sul prato, chi legge, chi telefona, chi lancia il bastone al cane. Una variopinta umanità.

[XI]Una giovane donna con un panama in testa, e le All Star ai piedi, guarda male la signora in panchina.

[XII]Una badante filippina con aria di sfida sgancia i cani, che si lanciano lingua penzoloni verso il laghetto.

[XIII]Passeggini. Molti passeggini.

[XIV]Una piratessa lesbica e la sua fidanzata dark aspettano un cucciolo di chiwawa che non tiene il loro passo lungo.

[XV]Un carretto trainato da un cavallo stanco.

[XVI]Un uomo attempato con la polo giusta e le scarpe da vela è trascinato da un pastore tedesco.

[XVII]Una signora d’altri tempi scruta oltre: oltre il laghetto, oltre la variopinta umanità.

[XVIII]Una coppia sorridente chiacchiera in inglese. Inquietanti mocassini verde bosco, lui. Un prendisole in pizzo di Sangallo bianco, lei.

[XIX]Un venditore di occhiali camerunense. Oggi non farà affari, è nuvoloso.

[XX]La signora sulla panchina smette di scrivere. Raccoglie un paio di pietre da terra, le infila nello zaino.

 



[I] Un uomo in canottiera, il corpo asciutto, il viso rugoso, i capelli grigi spettinati; si siede accanto all’osservatore della scena e comincia a raccontare a sé stesso la propria vita. La racconta con tormento, ma senza alzare troppo il tono di voce. E’ tormentato e accaldato, si terge la fronte con un fazzoletto di carta, guarda in basso, forse la polvere sulle sue scarpe.

[II] I corridori al parco sono di vari generi: ad esempio, c’è quello appassionato tutto in tiro con l’abbigliamento tecnico, le scarpette leggere e fashion, il contapassi nella fascia di nylon stretto attorno al bicipite; e c’è quello improvvisato, che corre con gli occhiali appannati, t-shirt grigia larga e bagnata, calzoni al ginocchio larghi e consumati dal tempo.

[III] Camminano alte e splendide, i capelli lisci arrivano fino alla cintura, hanno il riflesso delle foglie d’autunno, la doratura dell’estate. Camminano fianco a fianco e parlano distrattamente di camicette di seta e sandali di corda. La prima, quella di sinistra, indossa calzoncini di cotone blu e una maglietta larga di cotone a righe bianche e azzurre, con una fila di bottoncini dorati lungo la scollatura. La seconda, alla sua destra, una gonna bianca a mezza coscia, una camicia di cotone con le maniche rimboccate. Portano a tracolla entrambe piccole borse di cuoio, scuro l’una, chiaro l’altra.

[IV] Ha i capelli ricci molto chiari, ha circa quattro anni, guarda dritto davanti a sé, trotta verso il pony, laggiù.

[V] Due bambine in bicicletta pedalano lentamente perdendo l’equilibrio, lo recuperano, a turno, e intanto chiacchierano, chiacchiere fitte come aghi di pino, appiccicose di resina.

[VI] Ha un cappello di paglia scuro, color caffè. Sta seduta a gambe incrociate con un quadernetto appoggiato sulla coscia destra, scrive senza interruzione, con la mano sinistra tiene aperto il quaderno.

[VII] Gli anziani hanno sempre più freddo degli altri. Giacche impermeabili, golfini di lana merino, calze e calzature chiuse, come se non sentissero l’estate. Questo è un gruppo di persone rassegnate, le lamentele sono un passatempo, non hanno più la fantasia per sperimentare argomenti diversi.

[VIII] La ghiaia sul vialetto è sottile, mescolata con la polvere arida.

[IX] Passa in bicicletta, e anche la bicicletta è perfetta, le cromature lucide riflettono i raggi di luce che le nuvole filtrano. Forse è al telefono con la colf, forse è una telefonata di lavoro, invece, e lei fa l’agente di borsa, non può permettersi il pomeriggio libero, nemmeno alle feste comandate, come oggi.

[X] Per lo più stanno seduti a chiacchierare, difficile inserirsi nella loro conversazione, se qualcuno volesse farlo.

[XI] Nulla più di questo.

[XII] Sono cani di grossa taglia, probabilmente lei si sente rassicurata da questo, anche se di certo non sono suoi, i cani.

[XIII] Passeggini di tutte le forme e dimensioni, passeggini vintage e passeggini ultratecnici con ruote alte, passeggini che potrebbero avventurarsi in un Camel Trophy, passeggini con parasole, passeggini doppi per i gemelli, passeggini.

[XIV] Una coppia omossessuale e un chiwawa. La più giovane ha lunghi capelli neri su T-shirt bianca immacolata e minigonna nera a ruota, le Superga, che misteriosamente si usano ancora. L’altra ha la chioma cotonata, mezza bionda, mezza nera, un foulard annodato come Jack Sparrow, catene e stivali.

[XV] Povero cavallo.

[XVI] Nulla più di questo.

[XVII] Lei è bellissima. Ha un viso perfetto, perfettamente truccato, una sosia di Marilyn in fuseaux e ballerine.

[XVIII] Questo passaggio è stato molto romantico. Non durerà. Forse non stanno nemmeno insieme. Lei ci spera, forse, ma lui ripartirà presto, e non le chiederà mai di raggiungerlo.

[XIX] No, nessuno vuole i tuoi stupidi occhiali di plastica, non oggi.

[XX] Un gesto misterioso. A che scopo raccogliere dei sassi impolverati e assolutamente ordinari?