



Ero potente
ero ricca
ero infelice
ero un pesce
ero d’argento
ero nel fiume
ero verde
ero un frassino
ero veloce
ero un mito
ero Icaro
ero il panda
ero uno stelo
ero astratta
ero un paese
ero un campanile
ero la cima dell’Everest
ero gelida
ero cinica
ero invincibile
ero una lapide
(2014)
Piano dalla pioggia emerge un volto
gli occhi scuri e accesi i lineamenti distesi
E’ novembre nell’emisfero nord
gli alberi color ocra lungo il fiume
Il nostro bacio
un punto acceso nella pianura
3/11/2021
Ho sognato di abbracciare mio padre. Come al solito, nel sonno non ricordo che è morto. Nel sonno lo abbraccio e piango e gli dico che sono felice di vederlo e di poterlo abbracciare. Non parla. Mai. E’ solo lì, mi abbraccia.
Ieri era il suo compleanno.
La poesia nel cassetto, ovvero: ritrovamenti. E non era solo in un cassetto. Era nella tasca interna in quarta di copertina di un quaderno manoscritto, una sorta di diario, sepolto in un cassetto, e il cassetto era affollato di documenti, articoli di cancelleria, giochi da tavolo, utensili, fiori pressati, vecchie fotografie, vecchie cartoline, nastri di seta, dichiarazioni d’amore, penne stilografiche con macchie d’inchiostro blu, timbri, pastelli acquerellabili. Ed eccola qua. La poesia nel cassetto.
Scrivere con le labbra
“Ho composto una poesia”
in un sussurro annunci.
“Ti ascolto”, dico.
Ma taci, e t’imbarazzi.
“A dirla mi vergogno,
Te la scrivo.
Te la scrivo sul braccio,
sulla spalla.
Te la scrivo sul collo,
sulla guancia.
Te la scrivo sulla pancia,
Sulla punta delle dita,
una per una,
te la scrivo
una parola per ciascuna.
Sull’orecchio, sulla nuca,
sulla schiena e poi
aspetta: serve un ciglio
per la rima.
Chiudi gli occhi, piano
ascolta
mentre ti bacio e scrivo
un’altra volta
Sul braccio, la spalla,
il collo, la guancia,
la punta delle dita,
gli occhi, la pancia.
Te la scrivo, adesso
sulla schiena.
(Non ti muovere
ho cominciato appena)”.
23/09/2011