Piano dalla pioggia emerge un volto gli occhi scuri e accesi i lineamenti distesi E’ novembre nell’emisfero nord gli alberi color ocra lungo il fiume Il nostro bacio un punto acceso nella pianura
Ho sognato di abbracciare mio padre. Come al solito, nel sonno non ricordo che è morto. Nel sonno lo abbraccio e piango e gli dico che sono felice di vederlo e di poterlo abbracciare. Non parla. Mai. E’ solo lì, mi abbraccia. Ieri era il suo compleanno.
La poesia nel cassetto, ovvero: ritrovamenti. E non era solo in un cassetto. Era nella tasca interna in quarta di copertina di un quaderno manoscritto, una sorta di diario, sepolto in un cassetto, e il cassetto era affollato di documenti, articoli di cancelleria, giochi da tavolo, utensili, fiori pressati, vecchie fotografie, vecchie cartoline, nastri di seta, dichiarazioni d’amore, penne stilografiche con macchie d’inchiostro blu, timbri, pastelli acquerellabili. Ed eccola qua. La poesia nel cassetto.
Scrivere con le labbra
“Ho composto una poesia” in un sussurro annunci. “Ti ascolto”, dico. Ma taci, e t’imbarazzi. “A dirla mi vergogno,
Te la scrivo.
Te la scrivo sul braccio, sulla spalla. Te la scrivo sul collo, sulla guancia. Te la scrivo sulla pancia,
Sulla punta delle dita, una per una, te la scrivo una parola per ciascuna.
Sull’orecchio, sulla nuca, sulla schiena e poi aspetta: serve un ciglio per la rima.
Chiudi gli occhi, piano ascolta mentre ti bacio e scrivo un’altra volta
Sul braccio, la spalla, il collo, la guancia, la punta delle dita, gli occhi, la pancia.
Te la scrivo, adesso sulla schiena. (Non ti muovere ho cominciato appena)”.
Uscito nel 2018 per Edizioni Pietre Vive, questo libello porta con grazia il suo titolo, manoscritto in copertina come estensione di una grafica essenziale:
<<il rigo tra i rami del sambuco>>
Già dal titolo dunque l’autrice ci offre l’esperienza sensoriale di un profumo peculiare, quello del sambuco, che porta con sé la brezza che ne muove le fronde, che quasi percepiamo sul viso, col tepore d’una giornata tersa. La promessa evocativa viene mantenuta, e il tema difficile del percorso attraverso la malattia, verso la guarigione, proposto con levità ed eleganza.
I brevi lampi dove solide crescevano le attese e l'indocile presente, l'odore della terra, tracciamo in silenzio una retta comune degli spaventi, progettiamo affinità, ma la bellezza si fa piena se incompiuta guarda come si smarriscono le nostre figure allo specchio.
Ti scrivo in giorni di apparente luce
- penso di scriverti ma non lo faccio
il buio entra in forma di punteruoli
che aprono il silenzio -
Con la maniera affannata dei pomeriggi
inseguo raggi, i favori del cielo,
il corpo di una sconosciuta che mi precede
e ondeggia sulla strada come un metronomo,
fuori tutto si direbbe procedere
con l'entusiasmo dell'estate
ma dentro sono ferma, stretta
da una nuova chiarezza,
mi chiedo quando questo sasso
che mi distacca abbia formato
una tale consistenza e quante
cose in questo modo io manchi.
Emilia Barbato, Il rigo tra i rami del sambuco, Edizioni Pietre Vive, 2018